
Intervista a Rita Ungari: l’anima dell’azienda
Gli inizi…
Siamo partiti con tanta passione e pochi soldi perché quel poco che avevamo, l’avevamo investito nel nostro primo piccolo capannone. La passione e un pizzico di fortuna, che non guasta mai, hanno compensato un bilancio in quel periodo a dir poco “complicato”.
L’impegno e la professionalità sono stati il nostro primo grande investimento in azienda. Francesco lavorava tutto il giorno. Lavorava così tanto che a un certo punto ho smesso di contare le ore che stava fuori casa. Penso che si debba trovare sempre il giusto distacco tra vita e vita lavorativa per non essere troppo coinvolti e perdere lucidità nelle decisioni. Non ci siamo sempre riusciti, ma siamo riusciti a far andar bene l’azienda.
Francesco e io…
Caratterialmente siamo molto diversi. Francesco è sempre stato uno spirito libero. Lavorava in Lancia Auto come dipendente cosa, quest’ultima, che non gli era mai piaciuta. Certo, ai tempi bisognava cogliere le opportunità che si presentavano. Ma appena ha avuto la possibilità di prendere il volo l’ha fatto con po’ di incoscienza senza pensare alle conseguenze, ma sicuro delle sue possibilità tecniche.
Francesco saluta la Lancia…
Quando mi ha detto che avrebbe lasciato la Lancia ho pensato che stesse per cominciare una bella avventura. Come sempre lui andava avanti e io lo seguivo.
Io e l’azienda…
Sono entrata in azienda perché Francesco aveva perso improvvisamente la persona che si occupava dell’amministrazione. Allora mi chiese se me la sentivo di iniziare a lavorare con lui. Era una domanda secca, un prendere o lasciare. Decisi di seguirlo un po’ a malincuore perché mi trovai a lavorare da sola dopo anni passati in un’azienda con più di 300 persone dove avevo colleghe ed alcune amiche. Ma tutto sommato, gradino dopo gradino, mi sono adeguata.
Io e l’amministrazione…
Ho sempre guardato l’azienda e i suoi conti come se dovessi gestire casa mia cercando di non sottovalutare nulla.
Marco…
Marco era un ragazzo che studiava e aveva una gran voglia di imparare. A 13 anni mio marito cominciò a coinvolgerlo nella vita dell’azienda facendoli fare il garzone. Per Marco era poco più di un gioco ma nonostante tutto imparava in fretta.
Marco il gestore…
Dal punto di vista tecnico mio marito è ineguagliabile. Sapeva fare qualsiasi cosa, non aveva né limiti né ostacoli. Marco è diverso. E nonostante siano diversi c’è tanto di Marco in azienda. Personalmente, essendo la responsabile dell’amministrazione, non ho mai voluto essere la “capa” e comandare gli altri. Ho sempre cercato la collaborazione. Ovviamente le redini dell’azienda vanno tenute per far lavorare al meglio tutti, ma l’ho sempre fatto senza avere la presunzione di imporre niente a nessuno. Sotto questo aspetto posso dire di aver trasmesso “qualcosa” a Marco.
Francesco e Marco…
Francesco ha trasmesso a Marco un po’ della sua incoscienza e la capacità di affrontare i problemi e risolverli. Gli ha trasmesso anche una leggera allergia alle regole. Ma penso che la cosa più importante che gli abbia insegnato sia stata la dedizione al lavoro e lo spirito di sacrificio. In questo è stato un esempio.
Attratti da Ungari…
Molte persone che sono arrivate in Ungari hanno rinunciato a una posizione consolidata e sicura.
A chi si domanda che cosa li abbia attratti rispondo che penso siano la serietà e la fiducia, le persone e la loro credibilità. Chi viene in Ungari sa che non sarà mai un numero ma verrà valorizzato.
Ungari sorprende…
Non mi sarei mai aspettata di avere così tanta credibilità nei confronti dei nostri clienti e lo sviluppo che Marco ha dato all’azienda. All’inizio eravamo 15-16 persone, ora siamo arrivati in 40. Non avrei mai pensato di arrivare a questi numeri.
Il Bilancio di sostenibilità…
Penso che il Bilancio di Sostenibilità ci darà ancora più credibilità.